mercoledì 16 novembre 2016

Les Amants - Magritte (1928)

Il nostro commiato è un'altro saluto
nell'inganno del tempo,
men timido in fondo e mi son perdonato.
Siam'ora in altrove
dove nulla più si può dire,
oltre questo sentire
d'esser presenti,
innanzi al sapere
che col sapere, condivide natura.
    Ti proteggi con cura e mano sì delicata
muovendo lo spazio della sacra coscienza.
E semplicemente io sono
per non dissolverci al gelo,
come pianto nella notte è brina del mattino.
Ancora sopito al destarsi dell'hashisch
che avvolge il sentire in un caldo narrare
in un istante sul vuoto esso stesso si schiude.
Così come ieri accadde,
quando il regno varcasti, della disperata fantasia
e i petali si fan fiori
furiosi, ed ogni cosa in colori esplode.
Ed il vorticar del non quì, sui pensier si abbatte.
Ma saper poi partire, mi dici
così come si è giunti. Prima
che la tormenta trascini
nel fondale il vascello e di uomini il carico.
    La promessa del noce
appesantito dai frutti,
che fu promessa di frutti
prima venuti e poi al garbino danzanti.
O delle ginestre al libeccio ribelle
sullo sfondo l'egeo, pungente e indomato.
Nel mare ogni cosa, è da sé stessa turbata.
In quest'ora racconti
alludendo all'addio
come nessuno mai
ci può abbandonare
se non per finzione
ad esso concessa.

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