giovedì 2 marzo 2017


Del primo novilunio ora canto
quando l’oscura madre della notte
a me venne
e rapita l’anima mia
giallo e nero oro, finché fui sazio
in essa riversò.
Del tormento,
del roder l’ossa delle dita sminuzzate
dai miei piccoli aguzzi denti veloci,
dimentico ora e liberi siamo,
ed del primo canto nell’alba nera
si tingono ora queste oscure parole
d’ossidiana,
tra lucenti zampilli di scimitarre nella bocca della notte,
tra rossi fendenti d’artiglio,
scagliati nel freddo respiro sotto questo cielo senza luna.
L’aero saturno, sulle note di un fresco zefiro
porta doni vestiti di parole,
che come la verità tra mille costumi,
dinnanzi a noi eternamente ci si mostra.
     Divenne fratello della notte e del giorno
figli di una madre vestita di stelle
e gemello nel sangue
della scintilla del sole.