giovedì 22 marzo 2012

Ballata degli Arcani Maggiori

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Sono vento che tra dita di alberi spogli    
al sordo sibila e alle more di pelle riveste le spine

Tra il piegarsi antico il salice si rispecchia
nel mio vuoto cuore da cui senza gambe soffio

Il cuore chiuso a coppa dalle mani che hanno preso il volo

1     Diretto da ciechi potenti venti          
nube rigonfia del mio sesso tuona
per terre spoglie i miei passi lenti
Sulle labbra è sapor di madreperla.
    Fame asciutta vuota la vagina                   
china la lupa il capo d'argento
s'infrange sul pelo raggio di luna
Di latte assetato il primo vagito.
    In me piange tenue vento rosato                
al mattino sussurrare di labbra 
puerile il mio seno abbozzato
Custode del sogno di quando sarò madre.
4     Sprofondar in consunta carne ebbra         
pesa la spada incline al perdono
possente forza che domina l'ombra
Come dopo la pioggia l'odor di terra.
    Nel varcar la porta del biancospino   
profumano i silenzi profondi
nel porto giungon spezie da lontano
Sono nervi le sartie che tendon vele.
6     Spiegar di mille canti nel campo di   
lavanda, il viso mio è l'argilla
lento sprofondar tra melma dei mondi
L'occhio fisso sul centro della ruota.
7     Inumidita nella bocca la zolla        
germogliati semi del mio pensiero
Misurata distanza dalla folla
Dal cielo il cader di lacrime di ghiaccio.
    Il moto sacro dall'ego al riparo      
nello stabile moto dei pianeti
regge la volontà nel mio respiro
Suona il cader delle foglie d'autunno.
9      Con fame rosicchio l'osso dei denti   
per scoprir l'avorio sotto la luna
mostrando la saggezza degl'eventi
Sotto la mia coperta c'è sempre freddo.
10    Figlio dell'uomo a me s'abbandona      
provando paura per  convincersi
cagion percui mi si chiama fortuna
Cedi un passo ancora per volare.
11     Memoria d'una rosa al suo donarsi   
al tepore d'una pallida alba
dolce l'tuo viso e capelli sparsi
Il nome mio sui petali è iscritto.
12     Vener' in fiamma le nuvole all'alba  
dondolar tra crepusolo e tenebra
il ribaltar della natura scialba
T'invito creatura 'traverso lo specchio.
13     Mangio e sputo la mia stessa ombra   
dolor del seme che nutre la pianta
smorfia di pietà non piega le mie labbra.
Nera melma dallo stagno si fa vento.
14     Sussuro baci d'amore vestita       
la cura del mio tiepido abbraccio
dolce mio amore nel sonno rapita
Mietezza paziente ti guido nei sogni.
15     Con il rossetto sul muso pastccio   
d'acre tabacco radici piantate
solletica  la punta  un capriccio
Svelando le terga maschero il nome.
16     Sbocciar del papavero all'estate        
d'Iddio Natura scossa da boati
crisalide s'addormenta alla morte
Su questa mano, lacrima e miele.
17     Chiusi gl'occhi e fui spazi 'nfiniti   
fragile fuoco al suo crepitare
lucciola tra la danza dei pianeti
Gonfiarsi dell'acque, nevica il silenzio.
18      Muto stagno del figlio l'affogare   
obliquo l'occhio di crudele madre
tra gli affamati lupi il mio passare
Sostener vista sui sogghigni di carne.
19      Tagliola mozza le mani alle ladre   
l'oblio s'appiccicano come alla rogna
volto del figlio indentico al Padre
Compassione sciolta dal petto di cera.
20     Per chi ancora sotto la terra agogna   
e il suicida al cui bacio vien meno 
che vita è richiamata ad'esser degna
I timpani squarcia l'amplesso del cielo.
21     Con le forme torno ad'esser tutt'uno   
l'equilibrio del vuoto nel mutare
le sacre sette porte io raffino
Nulla s'aggiunge al momento presente.

Giacchè non s'attende chi in tutti i luoghi ha già dimora

[ M. Salvador ]

 

2 commenti:

  1. Si tratta di endecasillabi organizzati in terzine, più un quarto endecassilabo spurio.

    Ogni arcano è composto da 4 strofe (3+1) e come i semi 3 strofe sono simili e una diversa. Delle 3 simili due sono "più simili".

    La somma delle sillabe in rima è 11+11 mentre quella teosifica delle 4 strofe è 9.

    La seconda strofa è in rima con quella principale nella successiva in modo che dal primo fino all'ultimo arcano una forma di energia possa continuare e passare trasformandosi di volta in volta.

    Le Mat è invece libero e senza punteggiatura perchè energia incontenibile. Anche l'ultima strofa fa parte dell'energia del matto che ritorna dopo aver attraversato tutte le strofe.

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    1. "...Vivo nel mondo dell'energia divina. Palpito con tutta la materia. Sotto ai miei piedi, l'intero pianeta sussulta: anch'esso è una sua manifestazione, soltanto più vasta. Sto vibrando al ritmo dell'universo, insieme al fuoco, agli oceani, alle tempeste, alle stelle...." (A.J. - La papesse )

      Sublime endecasillabilismo tarottiano :-)))

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