sabato 12 maggio 2012



S'apre in me la forza che metalli separa
e nobili dai densi e neri effluvi saturnali che narici brucia
misura e discrezione all'insaziabile ambizione origlia.

Dalla fluidifica acqua che è la cheta pazienza
il lunare passare che passione al giogo soggioga
e corpo alla brace mite s'accosta e lento s'annerisce.

E' la promessa di un meriggio assolato
che è stato prima Sole di primo mattino
dove io e te saremo sciolti, e il bacio
e bianche nozze
in cui io non sarò
che te e te
in me diverrò in unico atto
ed ogni gesto un disinteressato dono ai miei fratelli.

E questo universo nel mio stesso corpo
ed anch'esso cosa
e spirito
tra le infinite cose
della mia mente che contempla le sue amate creature
purificandosi ora come carne che impudridendosi malattia espelle
prendendosi così cura di quanto le appartenga.

E m'affido in quest'ora
al sacro scorrere che occhio non vede
ma Mercurio smuove e verso Gemelli dirige
e come specchio
riprendo ora il mio lucente potere
all'oscuro rivolto
per liberar le immagini al loro stesso passaggio.

Come fossero nuvole
che riflettono il gigante migrare
sul calmo mare dell'impermanenza.



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