martedì 5 febbraio 2013




Strali di sole
e questo pezzo di carne
chiamato mondo
dove sfiorisce ogni cosa
per rinascere ancora.

I rami Anima mia,
il loro spezzettarsi nel cielo come dita. Nel tempo
afferrano lo spazio figliato nell'eterno silenzio.
Un vaggito. Le vene scoperte! Pioggia!

Un vascello solca la rotta
di stelle d'oriente. Attendo
per placare
i miei più cupi desideri, attendo.



Si riposa con la bonaccia che fiacca le vele
appesantisce le mie ali spennellate
di piombo e mercurio.

Lascio e abbandono il cretino carosello tutto
e le feste, i giochi, le sciocchezze dei sentimenti belli.
A voi che vi raccontate d'esser innamorati d'ogna cosa.
A voi cui ogni ciascuna cosa sembra buona
o degna d'accettarsi.

Ed alle bestie poi, che come quegli uomini
che non siano mai in rivolta né contro Dio
né contro la Bellezza
ignorano quanto essi stessi
Dio e Bellezza,
partecipino in questa follia al teatro
degli Opposti
il cui senso non potrà mai che sempre venire meno.

Si posa a lutto la coperta sul mio capo
e m'incorona. Ora.
E il mio cuore rimbomba nell'anfora scavata
e pompa, e rigurgita. Sangue nero e pesta gelatina
entro i confini del mio corpo infermo
che coincidono appena con quelli della Terra
mentre sento d'appartenere a quelli delle Stelle.


1 commento:

  1. Per dirla con Lafourgue "..un diavolo potentissimo com'è potrebbe cogliermi in quest'attimo di spleen e malinconia..." :-)

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