lunedì 14 novembre 2016

San Giorgio e il drago - S. Dalì (1942)


Così che sia 
nell’ora del mortal rinascere e sfiorire,
o sotto l’alba del giorno nuovo 
ed il suo fresco sapore.
Petali al freddo suolo riposano
e sognano palazzi d’oro, tra nuvole bianche
sognate a lor volta in un nuovo respiro.

Appare or ora tra il tuonare delle onde
i cui frammenti ardono al cielo,
questa imparziale meccanica che 
gli strumenti dissolve, la mente silenzia
e nelle intelligenze tutte manifesta si rende.

Governate esse, ed al contempo creatrici,
l’eterno gioco tra bene e il male.

Il tuo candore
infuocato
hai gli occhi tuoi aperti sul divenire
ed il mistero che entrambi è,
ed entrambi contiene.

La discrezione che parla una lingua muta
le braccia del fuoco son stelle di fiamme,
girar nel cosmo una vita tra miliardi 
di danze e miliardi di vite 
in essa comprese
son esse stagione 
nelle stagioni.

Puntar alto il viso 
nel fresco cielo del mattino, 
ora ritirato agli inverni bestiali
a contar le miserie per trarne lezione,
la cui natura è il mutar nella forma
ed il pensier mio in cento
e più d’un nome nuovo battezza
quando m’accorgo che tu qui,
al mio fianco con Amor accanto
sempre sei stata.


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